### 📋 Descrizione
📖 Introduzione: Bitcoin, computer quantistici e un dilemma etico
Il dibattito sui computer quantistici e il loro impatto su Bitcoin è spesso ridotto a una domanda superficiale: “La crittografia verrà rotta, sì o no?”.
In realtà, il tema più delicato non è solo la sicurezza degli indirizzi, ma che cosa fare dei Bitcoin dispersi, bloccati o dimenticati nel momento in cui una minaccia quantistica dovesse diventare reale.
La questione tocca aspetti tecnici (crittografia, upgrade del protocollo), economici (inflazione, redistribuzione della ricchezza) e profondamente etici (proprietà, furto, responsabilità personale).
Questo articolo analizza in modo ordinato i diversi scenari possibili e le proposte più discusse: lasciare recuperabili i Bitcoin persi grazie ai computer quantistici oppure “bruciarli” definitivamente per impedirne il furto.
💡 I quattro scenari della minaccia quantistica
Per inquadrare il problema, è utile considerare quattro scenari generali di evoluzione del quantum computing rispetto a Bitcoin:
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Scenario 1 – La minaccia non arriva mai 💤
I computer quantistici in grado di rompere la crittografia a curva ellittica non vengono mai costruiti o restano irrealizzabili.
In questo caso, tutte le discussioni su fondi persi, upgrade quantistici e bruciature di monete diventano irrilevanti. -
Scenario 2 – La minaccia arriva all’improvviso ⚠️
Un attaccante ottiene improvvisamente un computer quantistico potente e Bitcoin non ha ancora implementato alcuna difesa.
Non c’è il tempo di aggiornare il protocollo, aggiornare i wallet o migrare i fondi: il sistema verrebbe praticamente “rotto” prima di poter reagire. -
Scenario 3 – La minaccia cresce lentamente, ma la difesa è adottata poco ⏱️
Il progresso quantistico è graduale. La community raggiunge un consenso per introdurre firme “quantum resistant”, ma:-
l’upgrade viene adottato solo parzialmente,
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molti utenti non migrano i loro fondi,
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una grande quantità di Bitcoin resta vulnerabile.
Questo è lo scenario in cui il dilemma su fondi persi e bruciature diventa più pressante.
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Scenario 4 – La minaccia cresce lentamente e Bitcoin è molto preparato 🛡️
Anche qui il progresso è graduale, ma:-
la rete introduce per tempo la crittografia resistente ai quanti,
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la
migrazione viene ampiamente adottata,
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la maggior parte dei fondi è al sicuro quando gli attaccanti compaiono.
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Nel ragionamento più serio, gli scenari centrali sono il 3 e il 4, cioè quelli in cui c’è il tempo di prepararsi e decidere una strategia collettiva.
Gli scenari 1 e 2 sono, in pratica, estremi: o il problema non esiste, o è già troppo tardi.
🧠 Chi è davvero a rischio? Non solo Satoshi…
Nella narrativa comune si parla spesso dei Bitcoin di Satoshi Nakamoto come potenziale obiettivo dei computer quantistici.
In realtà, la situazione è più articolata:
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Molti credono che i coin di Satoshi siano tutti in Pay-to-Public-Key (P2PK), quindi più vulnerabili. Ma non è così semplice: si tratta di tante coinbase reward su indirizzi diversi, ciascuno con la propria chiave pubblica da rompere singolarmente.
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Un attaccante razionale, una volta in possesso di un computer quantistico potente, non mirerebbe necessariamente per primi ai coin di Satoshi, ma a bersagli molto più “succosi”.
I bersagli più ovvi sarebbero infatti:
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Cold wallet di grandi exchange (Binance, Bitfinex, Robinhood, Tether, ecc.) che hanno già esposto le loro chiavi pubbliche.
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Indirizzi “ricchi” nella Bitcoin rich list che hanno riutilizzato gli stessi indirizzi, rendendo note le chiavi pubbliche.
Questo sposta il problema: non sono a rischio solo i vecchi Bitcoin persi, ma anche grandi riserve centralizzate e molti fondi oggi attivi.
Gli exchange, in particolare, diventano un obiettivo primario in uno scenario di attacco quantistico.
🔐 Due visioni opposte: bruciare o lasciare recuperare?
Il cuore del dilemma è questo: se e quando la minaccia quantistica diventerà concreta, come trattare i Bitcoin persi o non migrati verso indirizzi resistenti ai quanti?
Posizione 1 – Non brucare: lasciare che li prenda chi ha la potenza quantistica ⚙️
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Secondo questa visione, non c’è motivo di confiscare o bruciare i vecchi coin.
Se qualcuno investe enormi risorse per costruire un computer quantistico, potrebbe essere visto come una sorta di “miner evoluto” che trova Bitcoin sfruttando una nuova tecnologia. -
Il recupero dei coin persi avrebbe un effetto inflazionistico temporaneo: Bitcoin bloccati tornerebbero in circolazione, ma l’inflazione sarebbe transitoria e andrebbe gestita come parte della dinamica del mercato.
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Se i coin erano comunque irrecuperabili per i vecchi proprietari, nessuno “perde” qualcosa che potesse realmente spendere.
Cambia solo la distribuzione di ricchezza: i possessori di tecnologia quantistica ottengono un vantaggio.
Posizione 2 – Bruciare o congelare: meglio distruggere che farli rubare 🔥
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Altri sostengono che sia inaccettabile lasciare milioni di Bitcoin vulnerabili al furto.
Un massiccio attacco quantistico, con milioni di coin rubati, potrebbe distruggere la fiducia nel sistema e compromettere il valore stesso di Bitcoin. -
In questa prospettiva, “bruciare” i coin vulnerabili (ad esempio, rendendoli in-spendibili via soft fork) non viene visto come una confisca tradizionale, ma come un metterli fuori dalla portata di chiunque,
inclusi gli attaccanti.
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Si tratta comunque di un atto drastico: si impedisce anche a chi un giorno potrebbe ritrovare una vecchia chiave o un hard disk perduto (come il caso famoso di James Howells con 8.000 BTC in una discarica) di recuperare quei fondi.
Molti ritengono che, se potesse scegliere, un utente in quella situazione preferirebbe vedere i fondi congelati piuttosto che finire nelle mani di un attaccante.
Entrambe le opzioni sollevano accuse di “furto”:
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Nel primo caso, il furto è dell’attaccante quantistico.
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Nel secondo, il “furto” è della rete che decide di invalidare potenzialmente i diritti di chi potrebbe un giorno recuperare l’accesso.
🔑 Principi fondamentali di Bitcoin da preservare
Qualsiasi scelta riguardo ai fondi vulnerabili deve confrontarsi con alcuni principi cardine di Bitcoin:
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Resistenza alla censura 🧱
Bitcoin è progettato per evitare che una singola autorità possa decidere quali transazioni siano valide o meno.
Intervenire per bruciare o bloccare selettivamente certi indirizzi rischia di intaccare questo principio. -
Compatibilità retroattiva (backward compatibility) 🔁
Gli aggiornamenti del protocollo dovrebbero permettere al passato di continuare a esistere.
Cambiare retroattivamente le regole per invalidare script storici è estremamente delicato. -
Approccio conservativo e prevedibile 🧭
Gli utenti non dovrebbero essere costretti a seguire in modo frenetico ogni cambiamento per evitare di perdere tutto.
La rete dovrebbe garantire tempi adeguati per eventuali migrazioni, senza trasformare Bitcoin in un sistema caotico e instabile. -
Responsabilità individuale 💼
Bitcoin si basa sull’idea che “tu” sei responsabile dei tuoi asset.
Aspettarsi che la community “salvi” gli utenti negligenti mina questo principio.
Se viene fissata una scadenza chiara per migrare i fondi e qualcuno non la rispetta, la responsabilità rimane individuale.
📊 Impatto economico e redistribuzione della ricchezza
L’arrivo di un attaccante quantistico in grado di rompere chiavi pubbliche comporterebbe effetti economici significativi:
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Rientro in circolazione di molti Bitcoin “persi” → aumento dell’offerta effettiva → pressione ribassista sul prezzo nel breve termine.
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“Wealth redistribution” quantistica: chi possiede la tecnologia quantistica ottiene un vantaggio enorme rispetto agli utenti comuni.
Questo crea un sistema in cui solo una élite tecnologica controlla una parte sproporzionata dell’offerta. -
Disruption economica globale se vengono rubate grandi quantità di BTC in poco tempo e vendute sul mercato, generando panico e volatilità estrema.
Si pone anche un tema di fairness:
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Alcuni paragonano il costruttore di un computer quantistico a un miner: investe risorse e ottiene ricompense.
Secondo questa lettura, il vantaggio quantistico sarebbe solo una nuova forma di incentivo all’innovazione. -
Altri osservano che, a differenza di CPU o GPU dei primi anni di Bitcoin, l’hardware quantistico sarebbe estremamente raro e costosissimo, più simile a ASIC che costano milioni o miliardi.
Il risultato sarebbe una centralizzazione estrema a favore di pochi stati o mega-corporation.
🛡️ Perché molti vogliono bloccare gli attacchi quantistici
Consentire che un attaccante quantistico rubi Bitcoin indiscriminatamente solleva diverse obiezioni morali e pratiche:
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Erosione della fiducia nella sicurezza di Bitcoin 🔓
Bitcoin si fonda sull’assunzione che le chiavi private siano inviolabili.
Se diventa normale che un’entità possa violare questa proprietà, il pilastro di sicurezza del sistema crolla. -
Vantaggio ingiusto (unfair advantage) ⚖️
Un gruppo ristretto, equipaggiato con una tecnologia quasi irraggiungibile per gli altri, godrebbe di un potere sproporzionato.
Questo è in contraddizione con l’etica di un sistema decentralizzato che mira a evitare concentrazioni di potere. -
Impatto sistemico 🌍
Rubare masse di Bitcoin non colpisce solo i singoli indirizzi, ma interferisce con la stabilità economica globale, dato il ruolo crescente di Bitcoin nei mercati. -
Responsabilità morale 🧩
Lasciare aperta la porta a un furto di massa, pur sapendo che è tecnicamente prevenibile, è difficile da difendere eticamente.
Allo stesso tempo, bruciare fondi altrui senza consenso è anch’esso problematico.
🛠️ Possibile soluzione: un soft fork con data di scadenza
Una proposta “neutrale” spesso discussa è quella di non selezionare manualmente quali indirizzi bruciare, ma di:
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Introdurre nuovi script / tipi di indirizzi quantum resistant nel protocollo.
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Annunciare con largo anticipo che, dopo un certo blocco / timestamp, le transazioni che spendono da script non-quantum-resistant non saranno più accettate.
In pratica:
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Vengono dati anni di tempo agli utenti per migrare i propri fondi.
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Chi non migra, accetta il rischio che i propri Bitcoin vengano considerati irrecuperabili secondo le nuove regole del consenso.
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Non si decide “a mano” quali indirizzi colpire: la regola è generale e uguale per tutti.
Quanto tempo servirebbe? ⏳
Stabilire la durata della finestra di migrazione è cruciale:
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1 anno viene spesso citato come minimo assoluto per permettere a:
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sviluppatori di wallet di implementare la nuova crittografia,
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produttori di hardware wallet di rilasciare aggiornamenti firmware (senza dover sostituire fisicamente i dispositivi).
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Tuttavia, il tempo necessario non è solo tecnico: è anche on-chain.
Se tutti devono spostare i fondi:-
la mempool si riempie,
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le fee di transazione schizzano,
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non tutti riusciranno a migrare in poche settimane.
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Stime ottimistiche indicano che, escludendo la “polvere” (dust non economicamente spendibile), si potrebbe muovere il 95% dei Bitcoin in un mese se tutti fossero perfettamente coordinati.
Ma uno scenario realistico richiede una finestra molto più lunga, dell’ordine di almeno 4 anni, per:
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diluire il carico di transazioni nel tempo,
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permettere a utenti pigri o poco informati di adeguarsi,
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ridurre il rischio di esclusione involontaria di chi non segue continuamente le news.
Pressione come incentivo all’adozione 🧱
Un aspetto interessante è l’effetto psicologico di una data di scadenza chiara:
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Se viene fissato un termine dopo il quale gli indirizzi vecchi diventano inutilizzabili, gli utenti sono fortemente motivati a migrare.
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Se invece “non c’è fretta” e il passaggio può essere fatto “con calma”, molti utenti rimanderanno all’infinito, lasciando il network esposto.
Questo tipo di pressione può rafforzare Bitcoin nel lungo periodo, accelerando l’adozione di soluzioni più sicure, ma va bilanciato con il rischio di forzare troppo la mano a utenti meno tecnici.
⚡ “I computer quantistici non attaccheranno Bitcoin” è una tesi sostenibile?
Una posizione spesso citata è che, anche se i computer quantistici dovessero esistere:
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non verrebbero usati contro Bitcoin per non rivelare al mondo questa capacità,
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sarebbero impiegati invece per attaccare altri sistemi più strategici (infrastrutture, stati, intelligence, ecc.).
Questa tesi è però difficilmente verificabile:
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Dipende da chi ottiene per primo la supremazia quantistica (stato, azienda, gruppo criminale, ecc.).
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Dipende da quanto rischio è disposto a correre rivelando (o meno) il proprio vantaggio.
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Non esclude attacchi “mirati” per massimizzare il profitto con un singolo colpo.
L’analogia con gli zero-day exploit 🕳️
Il comportamento degli attaccanti può essere paragonato agli exploit zero-day:
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Chi scopre una vulnerabilità sconosciuta ha un tempo limitato per sfruttarla prima che venga corretta.
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Di solito si cerca di massimizzare il bottino con un singolo grande attacco, piuttosto che tanti piccoli colpi che aumentano la probabilità di essere scoperti.
Un esempio recente è l’attacco al wallet Safe/Bybit: invece di attaccare tutti gli indirizzi vulnerabili, gli hacker hanno mirato a un target molto specifico per massimizzare il valore rubato prima che il bug venisse corretto.
Traslato sul quantum:
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Non avrebbe molto senso rubare solo “piccoli importi” per restare nascosti.
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È più probabile un attacco enorme e concentrato verso indirizzi molto ricchi (come i
cold wallet degli exchange).
📉 Supply a 21 milioni, coin persi e responsabilità
Molti sostengono che preservare la supply di Bitcoin “il più vicino possibile” a 21 milioni sia fondamentale per la narrativa del protocollo.
Tuttavia:
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È sempre stato chiaro che una parte dei Bitcoin sarebbe stata persa per sempre (chiavi dimenticate, dispositivi distrutti, errori umani).
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Questa perdita strutturale fa parte della teoria dei giochi di Bitcoin: chi è più attento viene premiato, chi è negligente perde.
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Aspettarsi che il network protegga gli utenti dalla propria negligenza contraddice l’idea di responsabilità personale.
Al tempo stesso, bruciare i fondi vulnerabili tramite un soft fork:
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richiede una decisione centralizzata su nuove regole di consenso,
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apre un precedente pericoloso: se oggi si invalidano script vulnerabili, domani si potrebbe spingere per “annullare” hack specifici o riassegnare fondi in altre situazioni.
Per questo, una proposta più coerente con la neutralità del protocollo sarebbe:
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Non bruciare singoli address scelti “a mano”,
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ma applicare una regola generale: dopo una certa data, tutti gli script non aggiornati vengono considerati invalidi.
🧩 Gli attaccanti quantistici stanno davvero “barando”?
Un altro argomento interessante è la natura stessa dell’attacco quantistico:
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Gli attaccanti usano fisica e matematica pubblicamente note.
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Sfruttano solo ciò che è già esposto sulla blockchain: la chiave pubblica.
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In questo senso, non stanno “violando il codice”, ma sfruttando una debolezza del design originario in un nuovo contesto tecnologico.
Questo porta alcuni a considerarli come:
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innovatori che assumono un rischio tecnologico enorme,
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non troppo diversi da chi, nel 2009, minava Bitcoin con la CPU quando pochi ci credevano.
Tuttavia, la differenza chiave è l’accessibilità:
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Le CPU del 2009 erano disponibili a chiunque.
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Gli ASIC hanno già portato centralizzazione nel mining, ma sono comunque accessibili a un mercato più ampio.
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I computer quantistici potrebbero essere invece accessibili solo a pochissimi attori globali, creando una concentrazione di potere senza precedenti.
🧪 Zone grigie e incertezze
Molte variabili restano sconosciute:
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Quando arriverà un computer quantistico capace di rompere la curva ellittica usata da Bitcoin?
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A quale velocità sarà in grado di rubare Bitcoin (pochi al giorno, migliaia al giorno)?
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Arriverà prima o dopo l’eventuale introduzione di firme quantum resistant nel protocollo?
Se la prima generazione di computer quantistici:
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potrà rubare meno BTC di quanti ne vengono emessi oggi dai blocchi, l’impatto economico immediato potrebbe essere limitato;
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ma se sarà in grado di sottrarre migliaia di Bitcoin al giorno, ci si troverà di fronte a una vera e propria crisi sistemica.
La tempistica rispetto all’upgrade del protocollo è determinante:
se la rete riuscirà a implementare e adottare per tempo soluzioni resistenti ai quanti, gli attacchi si concentreranno soprattutto su fondi non migrati e su chi non ha aggiornato.
📬 Un network “freddo e neutrale” o un salvataggio coordinato?
Un aspetto filosofico importante è la natura di Bitcoin come sistema freddo, neutrale e non sentimentale:
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Bitcoin rifiuta per definizione l’idea di bailout o salvataggi selettivi.
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I risultati dovrebbero riflettere preparazione, competenza e responsabilità, non interventi “paternalistici” del protocollo.
Intervenire per bruciare fondi vulnerabili può essere visto come:
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un tentativo di proteggere la rete e prevenire furti di massa,
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ma anche come un pericoloso precedente in cui il codice smette di essere completamente neutrale.
D’altra parte, rifiutare qualsiasi intervento significa accettare a priori che chi possiede la supremazia quantistica possa ridisegnare la distribuzione del patrimonio Bitcoin a proprio vantaggio.
👉 In sintesi:
La questione dei computer quantistici e dei Bitcoin persi non è solo tecnica, ma profondamente etica:
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La minaccia quantistica può evolvere secondo diversi scenari: dal “mai” al “troppo tardi”, fino a una fase lenta e gestibile in cui la rete può prepararsi.
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I fondi a rischio non sono solo quelli di Satoshi, ma anche grandi wallet di exchange e indirizzi che hanno esposto le chiavi pubbliche.
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Esistono due visioni principali:
lasciare che la potenza quantistica recuperi/“mineri” i Bitcoin persi oppure
bruciare o congelare i fondi non migrati per impedirne il furto. -
Entrambe le opzioni hanno implicazioni morali pesanti: in un caso si legittima un furto su larga scala, nell’altro si nega per sempre la possibilità di recupero ai legittimi proprietari smemorati.
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Una strada intermedia è un soft fork neutrale con una lunga finestra temporale (anni) in cui tutti possono migrare i fondi verso indirizzi quantum resistant.
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Bitcoin dovrà bilanciare resistenza alla censura, neutralità, backward compatibility e sicurezza in un contesto dove la tecnologia quantistica può creare enormi squilibri di potere.
In definitiva, il dilemma non è solo “se” i computer quantistici romperanno Bitcoin, ma come la community deciderà di reagire:
accettare una redistribuzione della ricchezza guidata dall’élite quantistica, oppure intervenire in modo coordinato, con regole generali e preannunciate, anche al costo di “perdere per sempre” una parte dei coin che oggi si considerano semplicemente dispersi.