📖 Introduzione: da una live improvvisata a una lezione su Bitcoin
La lunga chiacchierata tra Marco, i conduttori del Bitcoin Italia Podcast (Guybrush e Riccardo) e il loro pubblico, nata come live leggera e ironica, si trasforma progressivamente in una vera e propria guida ragionata su Bitcoin, Lightning Network, blockchain e sull’impatto politico ed economico di questa tecnologia. Il tutto condito da aneddoti, esempi concreti, battute e un momento simbolico: la prima transazione Bitcoin di Marco, sia on-chain che via Lightning ⚡.
⚡ La prima transazione Bitcoin: dall’exchange al mondo reale
Il punto di partenza concreto della live è semplice ma significativo: Marco confessa di non aver mai usato Bitcoin per pagare qualcosa, se non per spostare fondi dall’exchange all’hardware wallet. Nessun pagamento reale, nessuna esperienza diretta.
Durante la diretta decide quindi di:
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Scaricare il wallet BlueWallet.
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Inviare una donazione on-chain al Bitcoin Italia Podcast.
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Testare una transazione Lightning ⚡ per sperimentare velocità e commissioni.
Il risultato: pochi istanti dopo, la prima transazione on-chain viene diffusa nella rete, e successivamente un pagamento Lightning da 100.000 satoshi arriva istantaneamente, dimostrando dal vivo la differenza tra i due livelli.
🧠 Cosa succede davvero quando invii una transazione on-chain
Dietro l’apparente semplicità del “copia-incolla indirizzo → invia” c’è un processo tecnico preciso. Quando Marco invia i suoi satoshi:
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Il wallet (BlueWallet) firma la transazione con le chiavi private dell’utente.
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La transazione firmata viene inviata a un full node Bitcoin, a cui il wallet è collegato.
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Questo nodo inoltra la transazione a tutti gli altri nodi della rete, che verificano:
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che i fondi esistano davvero (niente double spending),
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che la transazione rispetti tutte le regole del protocollo.
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Una volta considerata valida, viene inserita nella mempool, la “sala d’attesa” delle transazioni non ancora confermate.
A questo punto entrano in gioco i miner:
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Ogni miner seleziona dalla mempool le transazioni con le commissioni più interessanti.
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Il blocco che riesce a validare (grazie alla proof of work) viene propagato alla rete.
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I nodi verificano il blocco, lo aggiungono alla blockchain, e da quel momento la transazione ha la sua prima conferma.
Da qui in poi, ogni nuovo blocco successivo aumenta la sicurezza della transazione. Tradizionalmente:
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6 conferme (~1 ora) per transazioni importanti (come la vendita di una casa).
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Poche conferme, o addirittura nessuna, per micro-pagamenti di basso valore, laddove si accetta un rischio calcolato.
🔑 Mempool, RBF e fiducia: perché non basta “vedere” la transazione
Quando una transazione è solo in mempool, non è ancora incisa nella blockchain. Può quindi essere:
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Sostituita tramite la funzione Replace-By-Fee (RBF), inviando una nuova transazione con commissione più alta e condizioni diverse.
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Scartata, se la fee è troppo bassa e nessun miner la include per molto tempo.
Per questo, in scenari come:
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Pagamenti importanti (es. auto, casa) → si attende un numero adeguato di conferme (6 o più).
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Pagamenti minimi (es. caffè, banana al fruttivendolo in El Salvador) → si può decidere di fidarsi della transazione in mempool, accettando il rischio residuo.
⚡ Lightning Network: Bitcoin, ma in versione istantanea e quasi gratuita
Lightning Network non è una moneta diversa: è Bitcoin su un secondo livello, progettato per:
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Pagamenti istantanei (millisecondi/secondi, non minuti).
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Commissioni quasi nulle (frazioni di centesimo di dollaro).
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Scalabilità molto superiore alla sola chain principale.
La logica è diversa rispetto all’on-chain:
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Lightning funziona tramite canali di pagamento aperti tra nodi della rete.
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Per inviare fondi, chi paga genera o legge una invoice (fattura Lightning) contenente:
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importo in satoshi,
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indirizzo (pubblico) del nodo ricevente,
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una pre-immagine crittografica che serve a confermare il pagamento.
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Il pagamento viene instradato lungo uno o più canali, fino al nodo del destinatario.
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Il destinatario “sblocca” il pagamento rivelando la pre-immagine → il pagamento è completato.
A differenza della blockchain:
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L’interazione è sincrona: chi paga e chi riceve devono essere “presenti” in rete nello stesso momento.
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L’operazione non viene scritta subito sulla blockchain: viene regolata all’interno dei canali e solo il salto di stato finale (apertura/chiusura canale) è on-chain.
🛠️ Standard Lightning: BOLT 11, BOLT 12 e Lightning URL
Oggi il metodo più diffuso per richiedere un pagamento Lightning è lo standard BOLT 11:
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Il wallet del ricevente genera una invoice (di solito mostrata come QR code).
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Chi paga scansiona il QR con il proprio wallet.
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Il wallet trova automaticamente un percorso nella rete di canali per inviare i satoshi.
Sono però in arrivo standard ancora più comodi:
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BOLT 12: permette richieste di pagamento più flessibili, riutilizzabili e prive dei limiti delle invoice “usa e getta”.
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Lightning URL (lnurl): trasforma richieste di pagamento e operazioni Lightning in URL semplici, comodissime per siti e servizi web.
Questi standard stanno migliorando rapidamente l’esperienza utente, rendendo Lightning una soluzione sempre più adatta anche a merchant, creatori di contenuti e applicazioni mainstream.
📬 Streaming di satoshi: podcast e pagamenti “a consumo”
Un esempio concreto delle potenzialità di Lightning è lo streaming di valore. Il Bitcoin Italia Podcast utilizza questo modello: nel feed RSS del podcast è inserito l’indirizzo del proprio nodo Lightning.
Risultato:
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Chi ascolta tramite app compatibili può inviare micro-pagamenti continui (per esempio qualche satoshi al minuto di ascolto).
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Si realizza un flusso tipo “paga mentre ascolti”, impossibile da implementare in modo efficiente sulla sola chain principale.
Dal punto di vista tecnico, molte di queste transazioni sono pagamenti “keysend”, ossia invii diretti a un nodo Lightning, senza invoice classiche, anche se non sono l’opzione migliore per pagamenti puntuali ad alto valore.
💡 Full node: essere davvero “la propria banca”
Uno dei concetti chiave ribaditi nella discussione è il ruolo del full node Bitcoin. Eseguire un full node significa:
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Verificare personalmente ogni blocco e ogni transazione dal blocco genesi ad oggi.
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Non delegare a terzi (exchange, servizi centralizzati, server di altri) la validazione delle regole del protocollo.
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Collegare il proprio wallet al proprio nodo, diventando a tutti gli effetti “la propria banca”.
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Votare indirettamente sull’evoluzione del protocollo: se una modifica non è compatibile con il proprio nodo, quel nodo la rifiuta.
Esempio pratico: il nodo del Bitcoin Italia Podcast gira su un vecchio PC del 2007, 32 bit. Scelta non casuale:
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Dimostra che Bitcoin è progettato per restare accessibile anche con hardware modesto.
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La decentralizzazione reale dipende proprio da questo: più è facile eseguire un nodo, più la rete è resistente e democratica.
💣 Bitcoin e politica: non un “asset”, ma un sistema politico
Un punto fondamentale sottolineato nella conversazione è che Bitcoin non nasce come investimento o “asset finanziario”. Definirlo così è riduttivo e fuorviante.
Bitcoin nasce nel 2008, nel contesto della crisi dei mutui subprime e del collasso del sistema finanziario tradizionale. Si inserisce in una storia più lunga: quella dei cypherpunk, un movimento politico e tecnologico che, dagli anni ’90, lavora per:
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Difendere privacy e libertà individuali nell’era di Internet.
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Usare il codice come strumento di protezione dai poteri centrali: “We are cypherpunks, we write code”.
Bitcoin, nei documenti e negli scambi di mail di Satoshi Nakamoto (consultabili, ad esempio, tramite il Nakamoto Institute):
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Viene presentato come un sistema per conservare e trasferire valore in modo pseudonimo e incensurabile.
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Nasce dichiaratamente come risposta al fatto che le banche commerciali e le banche centrali non sono degne della fiducia che richiedono.
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Offre al mondo un’alternativa, non una promessa di distruzione dell’euro o del dollaro.
In sintesi, Bitcoin è un sistema politico tecnologico, progettato per restituire scelta e libertà a individui e comunità.
🌍 Bitcoin come “alternativa”: per chi è davvero essenziale?
Spesso si tende a pensare che Bitcoin sia una curiosità per occidentali benestanti. La conversazione smonta questa visione:
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Grecia: durante la crisi e l’intervento della Troika, furono imposti controlli sui capitali, prelievi limitati, accesso ai risparmi ridotto. In scenari simili, un’alternativa esterna al sistema bancario sarebbe stata vitale.
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Venezuela: iperinflazione, banconote usate per fare artigianato invece che per pagare beni reali. Bitcoin diventa rifugio e strumento di sopravvivenza economica.
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Afghanistan, Ucraina: casi documentati di persone che lasciano il paese portando solo il seed del proprio wallet in testa, come unica forma di risparmio non confiscabile.
In questi contesti, Bitcoin non è un’alternativa “debole” tra molte; è spesso l’unica strategia vincente per preservare la propria autonomia economica.
📉 Fiat, inflazione e perdita di potere d’acquisto
Un lungo passaggio della conversazione è dedicato alla critica del sistema fiat, in particolare dopo il 1971, quando gli USA abbandonano definitivamente gli accordi di Bretton Woods e la convertibilità del dollaro in oro.
Da allora:
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Le valute non sono più ancorate a un bene reale, ma dipendono dalle decisioni delle banche centrali.
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L’inflazione, presentata come “sana” dagli economisti Keynesiani, erode in realtà costantemente il potere d’acquisto dei cittadini.
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Con un’inflazione al 3%, in ~20 anni il potere d’acquisto si dimezza; con un’inflazione all’8–9%, il dimezzamento avviene in pochi anni.
Il problema è aggravato da:
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Piano Marshall, boom economico post-bellico e l’illusione che la crescita possa essere infinita.
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Demografia in crescita, tecnologia che sostituisce posti di lavoro, salari stagnanti.
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Finanza speculativa eccessiva: crisi del 2008, bolle immobiliari, collassi di mercati azionari e obbligazionari.
Parallelamente, si manifesta il cosiddetto effetto Cantillon:
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Chi è più vicino alla “stampante” monetaria (banche, grandi industrie, politica) beneficia per primo dell’emissione di nuova moneta.
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La massa riceve solo le briciole, a prezzi già aumentati.
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La forbice tra ricchissimi e resto della popolazione cresce in maniera drastica.
🏛️ Scuola austriaca, preferenza temporale e società del debito
Molti argomenti evocati nella discussione riprendono le idee della scuola economica austriaca, che propone:
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Separazione netta tra Stato e moneta.
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Una visione critica verso l’intervento delle banche centrali nella politica monetaria.
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L’importanza della preferenza temporale bassa: capacità di sacrificare consumo immediato per costruire nel lungo periodo.
Bitcoin, con il suo limite fisso di 21 milioni e un’emissione prevedibile, favorisce:
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Il risparmio e la pianificazione di lungo periodo.
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Una società meno votata al consumo compulsivo e al debito.
Molti utenti riportano un effetto concreto: “Bitcoin ha insegnato a risparmiare per la prima volta nella vita”. È un segnale di rottura culturale rispetto al sistema attuale, che incentiva il debito e il consumo a breve termine.
🧱 Bitcoin e blockchain: distinguere l’idea dalla buzzword
Spesso, soprattutto nel mondo marketing e corporate, vige la formula: Bitcoin = blockchain. Di conseguenza, se “Bitcoin è una figata”, allora tutte le blockchain lo sono.
La conversazione smonta questo luogo comune:
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Bitcoin è un insieme di:
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una visione politica (moneta incensurabile, alternativa alle fiat),
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un protocollo preciso (regole rigide, consenso distribuito),
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un’implementazione software rigorosa (Bitcoin Core).
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La blockchain in sé è “solo” un registro append-only ridondato, estremamente inefficiente come database generale, ma necessario per garantire:
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assenza di autorità centrale,
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resistenza alla censura,
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immutabilità delle transazioni in un contesto ostile.
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Utilizzare una blockchain per casi d’uso in cui non servono decentralizzazione forte e incensurabilità è:
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tecnicamente inefficiente,
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spesso solo un claim di marketing.
🍺 Blockchain “per tutto”: dalla filiera del luppolo alla tracciabilità vuota
Un aneddoto emblematico: una birra italiana con bollino sul collo “filiera del luppolo tracciata con blockchain”.
Il problema evidente:
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La blockchain non può garantire l’onestà del dato in ingresso. Se chi inserisce i dati mente, il registro immutabile conserva una menzogna immutabile.
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Nella maggior parte dei casi, basterebbero database tradizionali (PostgreSQL, MySQL) o copie ridondate su più server.
Molte aziende hanno adottato il termine “blockchain” perché:
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attira click,
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segnala “innovazione” al mercato,
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è utile a livello di PR, indipendentemente dell’utilità reale.
🧮 Ethereum, smart contract e il mito della “macchina mondiale”
La conversazione dedica ampio spazio alle cosiddette “altcoin” e alla pretesa di replicare il modello Bitcoin per ogni tipo di applicazione.
Ethereum viene citato come esempio di “macchina virtuale distribuita” (Ethereum Virtual Machine), cioè un computer globale dove eseguire smart contract. Tuttavia:
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Il calcolo distribuito esiste da decenni (SETI@home, Folding@home), senza bisogno di blockchain.
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Per far girare una macchina virtuale globale con lo stato attuale dell’hardware servono infrastrutture centralizzate (web farm, cloud provider).
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È stato ammesso che circa il 25% della potenza di calcolo di Ethereum gira su Amazon Web Services, mettendo in luce una forte dipendenza da pochi attori.
Conclusione tecnica:
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L’idea di una macchina virtuale decentralizzata non è di per sé una “shitcoin”; è un concetto interessante ma oggi non pienamente realizzato in modo decentralizzato e incensurabile.
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Il token collegato (ETH, e migliaia di altri) assume di fatto il ruolo di titolo speculativo, spesso scollegato da reali proprietà monetarie paragonabili a Bitcoin.
📌 NFT, metaverso e usi sensati (e non) della tokenizzazione
Gli NFT sono un altro esempio di tecnologia sfruttata pesantemente dal marketing. Gran parte del fenomeno si è concentrata su:
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JPEG profilate vendute a prezzi gonfiati,
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speculazione pura,
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promesse di “metaversi” centralizzati.
Tuttavia, l’idea di token non fungibile ha potenziali usi legittimi:
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Notarizzazione di documenti.
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Registri catastali e titoli di proprietà.
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Certificati digitali resistenti alla censura.
Un’ipotesi discussa: in futuro questi concetti potrebbero essere implementati in maniera più solida direttamente su Bitcoin, ad esempio:
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via sidechain o sopra Lightning (NFT L2),
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anziché crearne versioni centralizzate su blockchain fragili.
🧷 Sidechain, Liquid e scaling “orizzontale”
Oltre a Lightning (scaling “verticale”), si discute anche di sidechain federate, come Liquid di Blockstream:
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Sono blockchain separate, ancorate a Bitcoin tramite un meccanismo di pegging.
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Hanno regole diverse (tempi di blocco, privacy, script) e un diverso modello di sicurezza (spesso affidato a una federazione di operatori).
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Possono servire per casi d’uso dove la blockchain principale sarebbe troppo lenta o costosa.
L’idea di fondo: Bitcoin resta il sottostante di valore, mentre layer e sidechain ne estendono le funzionalità a seconda dei bisogni.
⛏️ Mining, halving e sicurezza futura: il dibattito sul 51%
Un tema caldo della live è la domanda: cosa succede quando le ricompense da mining (block subsidy) diminuiranno troppo con gli halving?
In Bitcoin:
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Ogni ~4 anni il reward per blocco si dimezza (halving).
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Nel lungo termine, i miner saranno pagati solo dalle fee delle transazioni.
La critica è: se le fee non bastassero più, la rete sarebbe vulnerabile a un 51% attack, ossia al controllo della maggioranza dell’hashrate da parte di un singolo attore (o cartello).
Vengono chiarite diverse imprecisioni comuni:
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Un 51% attack non permette di:
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rubare i fondi dalle chiavi altrui,
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firmare transazioni senza chiave privata,
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riscrivere a piacimento tutta la storia della blockchain.
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Permette invece di:
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censurare alcune transazioni (non includerle nei blocchi).
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Tentare double spend su transazioni recenti, riscrivendo alcuni blocchi recenti con una catena alternativa.
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Risposte e contromisure discusse:
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Esistono già oggi meccanismi come invalidateblock nei nodi, che permettono di rifiutare manualmente catene considerate malevole (es. blocchi vuoti sistematici).
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Soluzioni proposte dai ricercatori includono, tra le altre, schemi di time-lock sulle fee per incentivare un comportamento onesto nel lungo termine.
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Lo stesso Satoshi riconosceva che, nel lungo periodo, la sicurezza dipende dal
volume di utilizzo e quindi dalle fee generate.
In estrema sintesi: la domanda reale è “Bitcoin può avere successo se nessuno lo usa?”. Se il volume d’uso fosse nullo, il problema della sicurezza diventerebbe accademico: in quel caso il fallimento sarebbe già avvenuto a monte.
🛰️ Attacchi di Stato e teoria dei giochi: conviene davvero distruggere Bitcoin?
Altro scenario discusso: uno Stato che tenta deliberatamente di distruggere Bitcoin (per esempio con un 51% attack sponsorizzato) senza badare al ritorno economico diretto.
Elementi considerati:
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Molti paesi sviluppati (es. USA) hanno già importanti interessi economici legati a Bitcoin: aziende quotate, fondi, posti di lavoro.
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Un attacco riuscito danneggerebbe direttamente il PIL e il proprio stesso sistema economico.
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Attori che hanno a lungo criticato o bannato Bitcoin (es. Cina) risultano ancora oggi tra i maggiori detentori di hashrate, segno che continuano a minare per profitto.
La conclusione della discussione richiama la teoria dei giochi: Bitcoin è progettato in modo che:
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Conviene a tutti seguire le regole del protocollo (miner inclusi).
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Gli incentivi economici spingono verso il comportamento onesto più che verso l’attacco distruttivo.
🚨 Altcoin, aziende travestite da “cripto” e diritti umani
Una parte della discussione affronta in modo diretto il tema altcoin e “shitcoin”. Il punto non è solo tecnico, ma anche etico e politico.
Elementi centrali:
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Molte “cripto” non sono vere valute decentralizzate, ma azioni di fatto di aziende private:
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hanno un CEO,
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sono controllate da fondazioni o venture capitalist,
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possono cambiare regole e politiche in modo centralizzato.
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Esempi citati di pratiche problematiche:
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Binance che (secondo inchieste Reuters) ha condiviso dati di utenti con servizi segreti russi, esponendo dissidenti e donatori a rischi concreti.
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Progetti che implementano sistemi di sorveglianza on-chain in paesi autoritari.
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Wallet di Stato, come Chivo in El Salvador, implementati su infrastrutture come Algorand, con possibili implicazioni per la privacy dei cittadini.
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Il messaggio sottostante: ogni volta che si acquistano token di questi progetti, si finanziano aziende che possono essere:
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in conflitto con i principi di libertà e privacy,
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coinvolte in abusi potenziali o reali dei diritti degli utenti.
🧩 Bitcoin come tecnologia inevitabile
Uno dei passaggi più forti della discussione è l’idea che, in ultima analisi, l’opera di divulgazione su Bitcoin sia quasi “superflua” rispetto alla forza intrinseca della tecnologia.
Secondo questa visione:
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Bitcoin è progettato pensando al peggior caso umano: esseri umani egoisti, miopi, pronti a scegliere sempre l’opzione più comoda nel breve periodo.
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Le regole del protocollo sono tali da limitare drasticamente il potere decisionale umano, proprio per evitare abusi.
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La diffusione di Bitcoin è quindi in larga parte inevitabile, come lo è stata l’adozione di:
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linguaggi più efficienti,
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sistemi di scrittura più pratici,
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standard Internet più robusti.
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La divulgazione resta importante per accelerare il processo e ridurre gli errori lungo la strada, ma il trend di lungo periodo appare, in questa prospettiva, difficile da invertire.
🎯 Bitcoin non è un “asset”: è il sottostante per il futuro
Un altro concetto chiave è la distinzione tra:
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Bitcoin come “asset” speculativo (narrativa dominante nei media).
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Bitcoin come base monetaria, sottostante neutrale su cui costruire:
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layer di pagamento (Lightning),
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sidechain per casi d’uso specializzati,
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sistemi notarili, registri, economie locali tokenizzate.
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Come Internet ha stratificato protocolli (IP → TCP → HTTP → applicazioni web), così Bitcoin può fungere da:
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livello base immutabile e lento ma sicuro,
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livelli superiori veloci, specializzati e più flessibili.
🧪 Una live tra ironia e sperimentazione
Oltre alla densità tecnica e politica, la live conserva per tutta la durata un tono leggero e autoironico:
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Scherzi su bear market e termini di analisi tecnica (“candele”, “orsi”).
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Battute su musica, sigle, e paragoni tra divi televisivi e podcaster.
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Auto-definizioni come “massimalista non praticante” per giustificare qualche altcoin in portafoglio.
Ma proprio dentro questo contesto leggero, due momenti hanno un valore simbolico:
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La prima transazione on-chain di Marco → “Bitcoin funziona davvero come denaro, non solo come grafico di prezzo”.
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Il primo pagamento Lightning di 100.000 satoshi → dimostrazione in diretta della potenza di un layer 2 funzionante oggi.
👉 In sintesi:
La lunga conversazione, nata come live informale, mette in evidenza alcuni punti solidi:
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Bitcoin è molto più di un asset: è un sistema politico-tecnologico nato per restituire libertà economica e alternativa reale al sistema fiat.
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La blockchain di Bitcoin è un compromesso tecnico preciso, pensato per l’assenza di fiducia e la resistenza alla censura; usarla dappertutto è spesso solo marketing.
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Lightning Network ⚡ mostra già oggi come i pagamenti in Bitcoin possano essere istantanei e quasi gratuiti, abilitando modelli come lo streaming di satoshi.
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Full node e partecipazione al consenso sono elementi essenziali: ogni utente può davvero “essere la propria banca” e votare con il proprio nodo.
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Il sistema fiat, con inflazione strutturale e effetto Cantillon, erode il risparmio e amplifica le disuguaglianze; Bitcoin offre una base monetaria alternativa.
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Molte “cripto” sono in realtà aziende centralizzate con token-azione: chi le compra finanzia strutture che spesso non condividono i principi di libertà e neutralità di Bitcoin.
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Il futuro probabilmente vedrà Bitcoin come sottostante e una serie di layer e sidechain sopra di esso, come è accaduto con lo stack di Internet.
Tra battute, provocazioni e test live, emerge un messaggio chiaro: Bitcoin non è solo un grafico da guardare, ma uno strumento da capire e usare. Che lo si abbracci per convinzione politica, per curiosità tecnica o per necessità economica, ignorarne la portata significa rinunciare a una delle poche innovazioni che offrono, concretamente, una nuova scelta in un
mondo sempre più controllato.