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Banca d’Italia e stablecoin: i rischi del modello multi-emissione

Tempo di lettura: 2 minuti

Stablecoin sotto osservazione: Bankitalia lancia l’allarme

La Banca d’Italia entra con decisione nel dibattito europeo sul futuro delle stablecoin, sollevando preoccupazioni sul modello cosiddetto multi-emissione 🏦. In questo schema, token legati a valute fiat come euro o dollaro vengono emessi contemporaneamente in diversi paesi da società affiliate, ma sono presentati agli utenti come equivalenti e intercambiabili.

Secondo Bankitalia, questo approccio comporta rischi sistemici e normativi, che vanno affrontati a livello europeo prima che il fenomeno si ampli ulteriormente 📈.

I rischi secondo la Banca d’Italia

Chiara Scotti, vicedirettrice generale dell’istituto, ha evidenziato tre criticità centrali che derivano dal modello multi-emissione:

  • Riserve frammentate: ogni filiale può gestire le proprie garanzie finanziarie in modo diverso, creando disomogeneità in trasparenza e liquidità.
  • Responsabilità opache: in caso di crisi, gli utenti potrebbero non sapere a quale entità rivolgersi: la filiale locale o la casa madre?
  • Rischi di fiducia: la percezione di intercambiabilità tra token potrebbe essere fuorviante e generare panico in caso di problemi, alimentando corse al riscatto 💥.

Una sfida per il regolamento MiCAR

Il regolamento MiCAR, entrato in vigore nell’UE per disciplinare il settore degli asset digitali, sta già mostrando i suoi limiti nel gestire questa tipologia di token. Le norme attuali non impediscono l’esistenza di stablecoin emesse in modo frazionato da diverse filiali per lo stesso marchio.

La Banca Centrale Europea ha espresso preoccupazione in merito 🧭, temendo che questo modello sfugga alla vigilanza congiunta, e appoggia la richiesta di una regolamentazione più chiara e uniforme.

Le proposte italiane per un nuovo quadro regolatorio

Per rispondere alle sfide del modello multi-emissione, la vicedirettrice Scotti lancia delle proposte per una regolamentazione più solida:

  • Standard comuni: requisiti minimi uniformi per tutte le emissioni di stablecoin nell’UE.
  • Limitazioni di giurisdizione: le emissioni dovrebbero avvenire solo in paesi con legislazioni affidabili ed equivalenti.
  • Trasparenza obbligatoria: l’utente deve conoscere l’origine del token, le riserve a garanzia e le responsabilità in casi di default 🔎.
  • Procedure di crisi: protocolli ben definiti in caso di insolvenza di una filiale per garantire la protezione dei risparmiatori.

Perché il tema è urgente 🕒

Il bacino delle stablecoin sta crescendo velocemente: operatori di grandi dimensioni adottano sempre più spesso modelli multi-giurisdizionali per entrare in nuovi mercati, mettendo alla prova la regolamentazione vigente. Secondo Bankitalia, senza un’azione coordinata, l’UE rischia di trovarsi con un mercato digitale frammentato e potenzialmente pericoloso ⚠️.

Il rischio, spiega la vicedirettrice, è di arrivare a un’Europa a due velocità: da una parte paesi con normative rigorose, dall’altra nazioni più permissive che attraggono operatori in cerca di contesti normativi più “morbidi”.

Lo scontro tra Stati membri

Il dibattito sulla regolazione delle stablecoin multi-emesse è anche politico. Paesi come Malta e Lussemburgo rivendicano l’autonomia regolatoria, mentre Francia e Germania premono per una supervisione centralizzata sotto l’ESMA (l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati).

L’intervento della Banca d’Italia va dunque oltre il piano tecnico: mira a far pressione su Bruxelles affinché l’argomento venga trattato con urgenza 📣, per tutelare utenti, mercati e la stabilità dell’intero ecosistema degli asset digitali.