Ciò che leggerete (o guarderete) di seguito è il mio intervento all’incontro dell’Intergruppo Parlamentare su Bitcoin e Blockchain del 13 Giugno 2025 alla Camera dei Deputati chiamato “Bitcoin, dal codice alla politica”.
Buongiorno a tutti.
Mi chiamo Marco Costanza, faccio il divulgatore da diversi anni e, nel tempo, ho sentito e letto ogni tipo di scetticismo e falsi miti riguardo a questa tecnologia. Scetticismo che, per carità, è anche comprensibile: quando qualcosa è nuovo, è normale non capirlo subito.
Ma oggi non sono qui per convincervi che Bitcoin sia la soluzione a tutti i problemi. Sono qui per invitarvi a guardare più a fondo, per farvi un’idea più consapevole di cosa sia davvero questa tecnologia.
Parlerò soprattutto di libertà economica e di diritto al risparmio, due concetti che oggi ci sembrano scontati ma che Bitcoin ha messo in discussione e, al tempo stesso, rafforzato.
Le radici di Bitcoin: libertà, scarsità e pseudonimato
Tutto inizia nel 2008.
In quel periodo, un anonimo sviluppatore che si fa chiamare Satoshi Nakamoto pubblica un white paper – un semplice PDF, chiaro e dettagliato – su una mailing list di cypherpunk. In quel documento, Nakamoto spiega cosa ha costruito: un sistema monetario decentralizzato, accessibile a chiunque.
Spesso sento dire: “Non possiamo fidarci di Bitcoin, non sappiamo chi ci sia dietro.”
Ma è proprio il contrario: Bitcoin è open source, il codice è pubblico, leggibile, verificabile. Chiunque, se ha le competenze, può leggerlo e decidere in autonomia se fidarsi o no.
La fiducia non è richiesta. È tutto verificabile.
Chi sono i cypherpunk? Non sono criminali incappucciati rinchiusi in uno scantinato.
Sono persone normalissime: medici, avvocati, studenti, padri e madri di famiglia. Per anni hanno lavorato per eliminare la necessità di un intermediario centrale nello scambio di denaro.
Bitcoin non è solo l’inizio di una nuova tecnologia. È il punto di arrivo di decenni di ricerca per costruire una forma di difesa economica per le persone.
Una moneta senza valore intrinseco
Nel 1971 il dollaro viene definitivamente scollegato dall’oro. Da allora, i nostri risparmi non se la sono cavata benissimo.
Il potere illimitato di stampa delle banche centrali e la mancanza di un valore reale dietro la moneta hanno causato una crescita enorme della disparità tra le classi sociali.
Il famoso detto “i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri” non è solo un luogo comune: è il risultato di un fenomeno noto come effetto Cantillon.
In breve: chi riceve per primo il denaro creato (banche, grandi istituzioni) può spenderlo prima che perda valore. Quando quel denaro arriva nelle tasche delle famiglie e dei lavoratori, ha già perso potere d’acquisto. Questo genera distorsioni economiche enormi.
È in questo contesto, nel 2008, mentre il mondo usciva da una delle crisi economiche più gravi della storia moderna, che nasce Bitcoin.
Il castello di carte era crollato, ma a pagare il conto non sono state le banche o le istituzioni, bensì le famiglie e le imprese sane.
Da allora, assistiamo a un costante indebolimento del nostro potere d’acquisto.
- Dal 2000 a oggi l’euro ha perso circa il 50% del suo potere d’acquisto
- Nello stesso periodo, l’oro ha guadagnato oltre il 1000%
Viviamo in un sistema basato su debito e stampa di denaro. In questo sistema, forse 1 euro oggi non è più 1 euro domani.
Bitcoin nasce per proporre un’alternativa governata da regole matematiche, con una scarsità programmata e senza favoritismi.
Con Bitcoin, nessuno può barare. Nessuno può essere avvantaggiato. Siamo tutti sullo stesso piano.
Risparmio, non speculazione
C’è chi associa Bitcoin a criminalità e gioco d’azzardo.
Ma la verità è che Bitcoin non nasce per guadagnare, nasce per proteggere il frutto del nostro lavoro.
È uno strumento di risparmio, non di investimento.
È vero, c’è chi fa trading speculativo su Bitcoin. Ma c’è anche chi lo usa per conservare i propri risparmi nel lungo periodo. E queste due categorie non vanno trattate allo stesso modo.
Chi sceglie Bitcoin per difendere il proprio potere d’acquisto dovrebbe essere tutelato, non ostacolato.
Un’ancora di salvezza nei paesi in crisi
Pensiamo a Argentina, Venezuela, Turchia, Paesi in cui l’inflazione ha divorato i risparmi della popolazione.
Le stesse dinamiche potrebbero toccare anche a noi. La domanda quindi non è se, ma quando.
Bitcoin, in questo senso, è un’opportunità.
Uno Stato dovrebbe SEMPRE garantire la possibilità di scelta ai propri cittadini. Il diritto di accedere a un’alternativa.
Qualche anno fa, El Salvador ha reso Bitcoin valuta a corso legale e poco dopo a Lugano, in Svizzera, Bitcoin è diventato mezzo di pagamento ufficiale.
In entrambi i casi non sono aumentati crimini o truffe. Al contrario: sono arrivati capitali, imprese e innovazione.
In Italia abbiamo tra i migliori esperti del settore. Ma molti di loro sono costretti ad emigrare, perché qui il framework normativo è ostile a fare impresa con questa tecnologia. Il nostro dovere è trattenere queste menti, valorizzarle, non spingerle via.
Negli Stati Uniti, Bitcoin è entrato nelle riserve strategiche.
Perché? Perché Bitcoin è incensurabile, scarso e resistente agli attacchi.
Proprio come l’oro, che l’Italia ha saputo saggiamente accumulare in passato.
Bitcoin è come l’oro, ma con una marcia in più. È digitale, programmabile, facile da trasportare, dividere e custodire.
Bitcoin è utile anche per chi manda denaro alle famiglie nei paesi d’origine. Il mercato delle rimesse vale quasi 1000 miliardi di dollari e oggi queste persone perdono dal 7 al 15% in commissioni, a causa di monopoli di pagamento.
Bitcoin permetterebbe loro di inviare denaro in modo istantaneo, sicuro e quasi gratuito.
E ancora: pensiamo a Canada, Ucraina, Afghanistan, Iran, Libano, Turchia. In tutti questi casi, le persone sono state escluse dal sistema finanziario per motivi politici, religiosi o sociali.
Bitcoin permette a chiunque di partecipare. Non discrimina. È neutrale. E proprio per questo non può essere usato come strumento di potere.
Libertà, non controllo
Viviamo in una società dove la sicurezza viene spesso confusa con il controllo.
Ma la libertà non è il controllo, la libertà è dare a tutti pari opportunità.
Oggi il denaro, troppo spesso, non ci appartiene più. È diventato un accesso condizionato. Bitcoin può restituire ai cittadini il controllo sul proprio denaro.
Chi dice che Bitcoin è usato dai criminali, si dimentica che anche internet lo è. Anche i contanti, i bonifici, le carte di credito sono usati per scopi illeciti. Non è il mezzo a determinare il crimine. Serve educazione, non repressione (che raramente riesce veramente a placare il fenomeno).
Bitcoin non è “una cripto qualsiasi”
Chiudo con un chiarimento fondamentale: Bitcoin non è una criptovaluta qualsiasi.
Il mondo delle crypto è pieno di progetti rischiosi e guidati da società private in cerca di capitali. Bitcoin, invece, non ha una società madre, non ha un CEO, non ha marketing, non ha padroni.
Bitcoin è un protocollo, portato avanti da milioni di persone che lo scelgono, ogni giorno.
In conclusione
Il mio invito è semplice:
Studiamo Bitcoin. Sosteniamo l’innovazione. Diamo una possibilità al futuro.
Non ostacoliamo una tecnologia solo perché non la capiamo ancora.
Se davvero abbiamo a cuore l’interesse comune, quello dei nostri figli e delle generazioni future, abbiamo il dovere di costruire strumenti di difesa economica che siano indistruttibili.
E Bitcoin, oggi, è uno di questi.
Grazie.