📅 Tasse su Bitcoin e Criptovalute 2025: Guida Completa alle Scadenze, Obblighi e Soluzioni
L’estate non porta solo sole e vacanze, ma anche un argomento che nessuno ama affrontare: le tasse. E per chi investe in Bitcoin e criptovalute, il mese di giugno diventa un momento cruciale per adempiere agli obblighi fiscali. In questa guida completa vedremo quali sono le scadenze principali, quali imposte vanno pagate, le sanzioni da evitare e le migliori soluzioni per affrontare il tutto in modo semplice ed efficace.
🗓️ Le Scadenze da Tenere a Mente
Siamo già all’8 giugno, data di registrazione di questo video, e il 30 giugno rappresenta il primo importante appuntamento fiscale: entro questa data va effettuato il pagamento principale. È possibile posticipare il versamento fino al 31 luglio, ma con una maggiorazione. Pertanto, per evitare esborsi aggiuntivi, è consigliabile non attendere l’ultimo momento.
Per i lavoratori dipendenti e pensionati che utilizzano il modello 730, la dichiarazione delle plusvalenze da criptovalute va inserita nell’apposito quadro T, con scadenze al 30 giugno e, se necessario, al 30 settembre. Per i lavoratori autonomi con partita IVA o per chi utilizza il modello Redditi PF (persone fisiche), la scadenza è fissata al 31 ottobre 2025.
Infine, il 30 novembre sarà il momento del versamento della seconda rata dell’imposta patrimoniale sulle cripto-attività (Divafe), pari allo 0,2% del valore detenuto al 31 dicembre dell’anno precedente.
💸 Cosa si Deve Effettivamente Pagare
Il fulcro della tassazione è l’imposta sostitutiva del 26% applicata sui redditi da cripto-attività, ossia le plusvalenze: la differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto delle criptovalute. Per l’anno fiscale 2024 (che si dichiara nel 2025), esiste ancora una soglia di esenzione di 2.000 euro. Se, ad esempio, si ottengono plusvalenze per 2.500 euro, si pagherà il 26% sui 500 euro eccedenti. Dal prossimo anno questa soglia scomparirà e l’aliquota salirà al 33%.
È importante ricordare che anche altre tipologie di proventi, come staking, reward, cashback e airdrop, sono tassate al 26%. Inoltre, possedere anche solo 1 euro in cripto-attività obbliga alla dichiarazione nel quadro RW. Sebbene sembri sproporzionato pagare una consulenza per dichiarare pochi euro, la legge è chiara: ogni cripto-attività va monitorata e dichiarata.
L’imposta patrimoniale dello 0,2% si applica se al 31 dicembre si possiede un valore superiore a 12 euro in criptovalute. Alcuni servizi, come CheckSig, Cogo Platform e talvolta anche Binance, effettuano già questo pagamento per conto dell’utente.
Infine, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che le minusvalenze accumulate fino al 2023 non sono più compensabili con le plusvalenze future, a causa dell’introduzione del nuovo regime fiscale.
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🔄 Eventi Fiscalmente Rilevanti: Quando si Paga
Non tutte le operazioni in criptovalute comportano obblighi fiscali. La semplice detenzione di Bitcoin, ad esempio tramite un piano di accumulo, non genera imposte sul reddito (ma resta soggetta allo 0,2%). La cessione a titolo oneroso, come la conversione in euro, invece, è tassabile al 26%.
Negli scambi cripto-to-cripto, la fiscalità dipende dalla natura dei token: lo scambio tra Bitcoin ed Ethereum non è fiscalmente rilevante, mentre la conversione verso NFT o stablecoin lo è.
Le ricompense da staking sono considerate a costo zero: si paga sul valore totale al momento della ricezione. Stesso discorso per il cashback e per gli airdrop, che devono essere dichiarati in base al valore al momento della ricezione.
Il mining, se effettuato come impresa, segue la tassazione tipica delle attività aziendali. Se fatto in modo personale, i proventi sono considerati a costo zero e tassati integralmente.
🚔 Sanzioni e Come Evitarle
Il mancato monitoraggio comporta una sanzione dal 3% al 15% del valore non dichiarato per ciascun anno. Se si omettono o si dichiarano in modo infedele le plusvalenze, la sanzione sale tra il 90% e il 180% dell’imposta dovuta, oltre al pagamento integrale dell’imposta stessa e degli interessi di mora.
In caso di evasione superiore ai 50.000 euro, si rischiano anche sanzioni penali, con la possibilità di reclusione da 2 a 5 anni. Tuttavia, per piccoli importi, come 10 euro ricevuti su un wallet durante un evento, è improbabile arrivare a tali conseguenze.
Per ridurre i rischi, è possibile utilizzare il ravvedimento operoso, presentando una dichiarazione integrativa prima che l’Agenzia delle Entrate avvii un accertamento.
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🛠️ Come Gestire le Dichiarazioni: Strumenti e Servizi
Esistono tre metodi principali per gestire correttamente la dichiarazione:
Il primo è l’autogestione completa. Se si possiede solo un piano di accumulo su Bitcoin e pochi movimenti, è possibile calcolare manualmente plusvalenze e proventi, compilare i quadri RW e RT (o quadro T per i dipendenti) e versare l’imposta tramite modello F24. Tuttavia, questa strada è rischiosa per chi ha molte transazioni, data la complessità e il tempo richiesto.
Il secondo metodo consiste nell’affidarsi a un commercialista specializzato in cripto-fisco. Questa opzione, sebbene sicura, risulta spesso molto costosa: dai 300-600 euro per casi semplici fino a oltre 1.000-2.000 euro per situazioni complesse con attività in DeFi.
La terza e più efficiente soluzione è l’utilizzo di piattaforme dedicate come TATAX. Questo servizio permette di collegare wallet ed exchange tramite API o file CSV e ottenere automaticamente report fiscali precisi. I costi sono molto contenuti (a partire da 39 euro l’anno) e si pagano solo al momento della generazione dei documenti. Inoltre, TATAX offre anche la possibilità di invio telematico tramite CAF convenzionato.
Infine, per chi preferisce non gestire nulla direttamente, esistono servizi come CheckSig che operano come sostituto d’imposta. Affidando a loro la custodia delle criptovalute, sarà l’azienda stessa a calcolare e versare tutte le imposte dovute, incluse sia l’imposta patrimoniale che quella sulle plusvalenze. Questo approccio comporta però la perdita della piena custodia delle proprie cripto-attività.
📝 Considerazioni Finali
In conclusione, la fiscalità sulle criptovalute in Italia sta diventando sempre più articolata. È fondamentale conoscere le scadenze, comprendere gli obblighi fiscali e scegliere la soluzione più adatta al proprio profilo di investitore. Che si tratti di un piccolo risparmiatore o di un utente esperto in DeFi, oggi esistono strumenti validi per affrontare al meglio il tema delle tasse su Bitcoin e cripto.
Fonte: Agenzia delle Entrate – Circolare n. 30/E del 27/10/2023, Legge 29 dicembre 2022 n. 197, Legge 23 dicembre 2023 n. 213, Legge 29 dicembre 2024 n. 207