🔍 Solana tra speculazione e centralizzazione
Solana, la quinta criptovaluta per capitalizzazione di mercato. L’argomento merita attenzione, sia per il clamore che sta generando, sia per il suo utilizzo sempre più evidente a scopo speculativo. Solana viene spesso accostata a Bitcoin, ma l’unico punto in comune è il fatto che entrambi siano “criptovalute”. A livello tecnico, etico e strutturale, Solana è l’opposto di Bitcoin. Vediamo perché.
📈 Numeri da record per la blockchain di Solana
Negli ultimi mesi, Solana ha registrato un’esplosione di utilizzo. Il Total Value Locked (TVL) ha raggiunto il suo massimo storico, accompagnato da 4-5 milioni di wallet attivi giornalieri. Le stablecoin stampate sulla rete, in particolare USDC, rappresentano il 77,5% della liquidità e confermano il crescente utilizzo della chain. Il TVL di Solana si è avvicinato al 10% del totale, partendo da un misero 6% nel ciclo precedente. Inoltre, il volume mensile sui DEX ha toccato i 200 miliardi di dollari, posizionando Solana al primo posto per market share nei DEX, con il 52% del totale.
La meme coin di Trump, arrivata al 25° posto per capitalizzazione in un giorno, è stata lanciata su Solana. Anche le commissioni giornaliere generate sono da record: Meteor, uno dei principali DEX, ha superato i 50 milioni di dollari di fee in un solo giorno. Impressionante anche il boom di 100 milioni di nuovi utenti solo a dicembre.

🏗️ Le fondamenta politiche e finanziarie di Solana
Dietro il progetto ci sono nomi noti: Multicoin Capital, Foundation Capital, Polychain Capital, a16z e Alameda Research, la società coinvolta nello scandalo FTX. Andreessen Horowitz, che gestisce asset per 42 miliardi di dollari, ha investito pesantemente nella rete. Il legame politico emerge con David Sacks, ex PayPal e ora braccio destro di Donald Trump per AI e crypto, che finanzia Multicoin e sostiene pubblicamente Solana. Trump stesso ha affidato il lancio della sua meme coin proprio alla rete Solana, alimentando l’ipotesi di interessi politici diretti nella promozione della chain.
🏢 Due entità, una struttura centralizzata
Solana si appoggia a due entità legali: Solana Labs, con sede in California, e la Solana Foundation, con sede a Zugo, in Svizzera. Parlare di decentralizzazione in presenza di aziende registrate e controllate è problematico. Anche la distribuzione iniziale dei token lo dimostra: solo l’1,6% è andato alla vendita pubblica, mentre il resto è rimasto nelle mani di fondi, team e fondazioni. Attualmente, ci sono 592 milioni di token, ma la fornitura crescerà, dato che Solana non ha una supply massima. L’inflazione annuale è ora del 4,76%, con un burn del 50% delle fee, ma resta alta rispetto a Bitcoin.
🔐 Decentralizzazione? Solo sulla carta
A oggi, Solana conta circa 3.400 nodi, di cui solo 2.400 sono validatori di consenso. Il problema è l’hardware richiesto: 128 GB di RAM, SSD NVMe da 1 TB, connessione simmetrica da 1 Gbps, con un costo di gestione tra 400 e 800 dollari al mese. Una barriera che rende difficile una reale decentralizzazione. Il coefficiente di Nakamoto, che misura la sicurezza di rete, è stimato a 19, ma potrebbe essere anche più basso. Bastano poche entità per coordinare attacchi o decisioni arbitrarie. Una rete davvero decentralizzata, come Bitcoin, consente a chiunque nel mondo di partecipare con hardware minimale. Solana no.

📉 Analisi tecnica e prospettive
Sebbene Solana sia vicina ai suoi massimi storici, la market cap attuale è quasi doppia rispetto al 2021, a causa dell’aumento dell’offerta circolante. Questo segnala una forte inflazione token. In vista del 1° marzo 2025, si attende lo sblocco di 11,2 milioni di token SOL legati a FTX, per un valore di circa 2,6 miliardi di dollari (il 2,3% della supply). Questo evento potrebbe avere un impatto negativo sui prezzi, anche se in parte già scontato dai mercati. Cautela è d’obbligo: ingressi strategici andrebbero valutati solo su livelli di supporto chiave, come i 160$ indicati anche dal ritracciamento di Fibonacci.