Strategy sotto attacco: perché tutti ne parlano 🧨
C’è una battaglia aperta tra il mondo nascente di chi accumula Bitcoin in modo aggressivo e le stanze ovattate dell’alta finanza tradizionale. In mezzo a questo scontro c’è Strategy (ex MicroStrategy), la società di Michael Saylor che ha trasformato una vecchia software house in una gigantesca cassaforte di satoshi. Negli ultimi mesi il titolo è crollato di circa il 40% dall’inizio dell’anno e le domande si moltiplicano: è l’ennesima bolla pronta a scoppiare o un’occasione irripetibile per comprare una quota indiretta di Bitcoin a sconto? 🤔
Per capirlo bisogna entrare nei meccanismi dell’alta finanza, nei giochi di potere sugli indici di borsa e nel rapporto sempre più teso tra banche sistemiche e mondo Bitcoin. In questo articolo vediamo cosa sta accadendo a Strategy, perché JP Morgan e MSCI sono al centro del dibattito, quali rischi reali corre l’azienda e in quali scenari questa crisi potrebbe trasformarsi in un enorme vantaggio per chi guarda Bitcoin con un orizzonte di lungo periodo. 🚀
Il caso Jack Mallers e la frizione banca–Bitcoin 🏦⚡
Il clima si è ulteriormente scaldato quando Jack Mallers, fondatore di Strike e imprenditore Bitcoin-only, ha reso pubblica la comunicazione con cui JP Morgan gli ha chiuso il conto corrente, senza una motivazione chiara. Mallers ha definito l’episodio “bizzarro” e poco trasparente, rinfocolando la percezione che una parte della grande finanza veda Bitcoin e i suoi operatori come soggetti indesiderati o almeno scomodi.
Il caso ha avuto grande eco sulla stampa specializzata: alcuni articoli hanno raccontato come la chiusura del conto sia arrivata all’improvviso, senza accuse specifiche e senza che siano stati indicati rischi concreti di compliance. Qui puoi leggere il resoconto completo dell’episodio 📰.
Nel frattempo, JP Morgan è stata accusata da parte della community Bitcoin di aver riciclato un report vecchio di 40 giorni per alimentare un crollo di mercato del 10 ottobre, colpendo in particolare Strategy con un’ondata di vendite e pressione ribassista sul titolo. Secondo un’approfondita ricostruzione, il documento sarebbe stato riproposto in un momento strategico, amplificando il panico e la volatilità sul mercato azionario e su Bitcoin stesso. Un’inchiesta ha ricostruito i tempi e le modalità di questa presunta manovra speculativa 📉.
Chi è Strategy: da software house “morta” a balena di Bitcoin 🐋
Strategy nasce alla fine degli anni ’80 come società di software e business intelligence. Durante la bolla delle dot-com nei primi anni 2000 il titolo vive una sua “prima giovinezza”, raggiungendo valutazioni anche superiori a quelle di oggi. Poi il tracollo: la bolla scoppia, la crescita si ferma e l’azienda resta per anni in una sorta di limbo. Fatturato sì, ma poca crescita, pochi investimenti e tanta liquidità ferma in tesoreria. 😴
Per dare un ordine di grandezza, per anni Strategy ha generato circa mezzo miliardo di dollari l’anno di ricavi software, con circa 500 milioni di dollari parcheggiati in cassa. Soldi che non venivano usati per rivoluzionare il prodotto né per espandere aggressivamente il business. Per molti analisti era una value trap: azienda solida ma senza slancio, condannata alla mediocrità in Borsa. 🥱
Nel 2020, con l’esplosione della stampa monetaria in risposta alla pandemia, Michael Saylor ribalta il tavolo: il dollaro viene visto come asset destinato a subire una forte perdita di potere d’acquisto, mentre Bitcoin viene interpretato come la scialuppa di salvataggio monetaria. La mossa: prendere una fetta importante del capitale in tesoreria e convertirla in Bitcoin. Da lì in poi, Strategy diventa sempre meno una software house e sempre più una holding quotata che accumula Bitcoin. 💊 Arancione.
La trasformazione radicale: vendere azioni per comprare satoshi 📈
Il cuore della strategia di Saylor è semplice da enunciare e complesso da eseguire: usare il mercato azionario come leva per comprare sempre più Bitcoin. Quando il prezzo delle azioni Strategy sale ben oltre il valore dei Bitcoin in pancia, l’azienda emette nuove azioni, raccoglie dollari e li converte in nuovi Bitcoin. Il tutto in un ciclo teoricamente infinito, finché il mercato è disposto a pagare un premio per il titolo rispetto alla sola riserva in satoshi. 🔁
Per capire il meccanismo, immaginiamo un esempio molto semplificato:
- Strategy possiede 1 Bitcoin che vale 100.000 $;
- ha emesso 1.000 azioni, quindi ogni azione “rappresenta” 0,001 BTC, cioè 100 $ di valore teorico per azione;
- se però il mercato è entusiasta e spinge il prezzo a 200 $ per azione, Strategy può emettere altre 1.000 azioni a 200 $, incassando 200.000 $;
- con questi 200.000 $ compra 2 nuovi Bitcoin;
- ora possiede 3 BTC e 2.000 azioni: ogni azione, in media, è “coperta” da 0,0015 BTC anziché 0,001.
In sintesi: più il mercato paga un premio rispetto al valore dei Bitcoin in tesoreria, più Strategy riesce a trasformare quel premio in nuovi Bitcoin. È il meccanismo che alcuni hanno ribattezzato “infinite money glitch”: finché c’è appetito per il titolo, l’azienda può aumentare la propria quota di Bitcoin sfruttando azioni sopravvalutate rispetto al NAV. 🚀
Negli ultimi anni, questa strategia è stata rafforzata anche tramite debito convertibile e nuove classi di azioni/preferenze (STRK, STRF, STRD, ecc.), che promettono a chi presta capitale di poter convertire in azioni in futuro se il prezzo salirà abbastanza. Un gioco delicatissimo: geniale se Bitcoin continua a salire, estremamente rischioso se il ciclo si rompe. 🧮
Perché Strategy è diventata il proxy preferito per chi non può comprare Bitcoin 🧳
Un punto chiave: per moltissimi investitori istituzionali – fondi, assicurazioni, piani pensione – comprare direttamente Bitcoin è stato a lungo difficile o impossibile per motivi regolamentari, di governance interna o di mandato. Questi soggetti però potevano tranquillamente comprare azioni quotate. Ecco il ruolo di Strategy:
un proxy di accesso a Bitcoin mascherato da società tecnologica quotata. 🕵️♂️
Comprando l’azione, molti fondi ottenevano un’esposizione (fortemente levereggiata) al prezzo di Bitcoin senza dover modificare policy interne o dichiarare direttamente una detenzione di asset digitali in bilancio. Questo ha alimentato una domanda extra per il titolo e ha permesso a Strategy di raccogliere capitali enormi da reimpiegare in nuovi acquisti di Bitcoin, diventando di fatto la più grande balena corporate al mondo. 🐳
Per monitorare in modo trasparente quanta Bitcoin detiene Strategy, sono nati anche strumenti dedicati come SaylorTracker, che aggregano dati su numero di BTC, costo medio di acquisto, valore di mercato, rendimento in satoshi per azione e così via. Un livello di tracciabilità che raramente si vede per altre aziende quotate. 📊
Indici di borsa: perché conta così tanto stare dentro (MSCI, Nasdaq, S&P…) 📊
Per capire il vero pericolo che incombe su Strategy, bisogna capire il ruolo degli indici di borsa. Un indice non è altro che un paniere di azioni: può includere le 100 società tecnologiche più grandi, le 500 maggiori aziende USA, un gruppo di titoli a media capitalizzazione e così via. Sembra un dettaglio tecnico, ma in realtà è da lì che arriva la maggior parte dei soldi “lenti” e strutturali del mercato. 💰
Perché? Perché molti grandi fondi passivi (ETF, fondi indicizzati, prodotti per piani pensione) hanno come mandato quello di replicare un indice. Se l’indice contiene Strategy, il fondo è costretto a comprarla. Se l’indice la esclude, il fondo è costretto a venderla. Non per scelta, ma per regolamento interno. È qui che la questione MSCI diventa esplosiva. 💣
Strategy oggi è inclusa in diversi grandi indici globali (Nasdaq 100, vari indici MSCI World e affini). Proprio questa inclusione ha permesso a migliaia di investitori – spesso senza nemmeno rendersene conto – di avere un’esposizione a Bitcoin attraverso i loro ETF “classici” o i fondi pensione. Ora però potrebbe accadere l’opposto. ⏳
Il report JP Morgan: rischio esclusione dagli indici MSCI entro il 2026 ⚠️
Un recente report di JP Morgan ha acceso i riflettori su un rischio molto concreto: MSCI, uno dei principali fornitori di indici globali, starebbe valutando criteri più rigidi per l’inclusione di aziende che detengono grandi quantità di asset digitali in bilancio. In particolare, si discute di escludere dai principali indici le società che hanno oltre il 50% della tesoreria in asset digitali (Bitcoin in primis).
Strategy oggi supera abbondantemente quella soglia: circa il 90% della sua tesoreria è in Bitcoin. Questo la mette esattamente nel mirino. Secondo le analisi diffuse, MSCI deciderà il 15 gennaio 2026 se modificare i propri criteri e in che modo applicarli a Strategy. È una data chiave: un’eventuale esclusione potrebbe diventare il grilletto per una valanga di vendite forzate. ❄️
Stime recenti parlano di 2,8 miliardi di dollari di potenziali deflussi solo dagli indici MSCI, che potrebbero salire fino a circa 8,8 miliardi se anche altri provider di indici (come quelli del Nasdaq o di Russell) decidessero di allinearsi alla stessa logica di esclusione. In pratica: una parte enorme degli azionisti sarebbe obbligata dai propri mandati a vendere Strategy in blocco. Il report di JP Morgan sul tema è stato riportato in dettaglio da The Block, mentre un’analisi sintetica è stata ripresa anche da CoinDesk. 📉
Attenzione però: questo scenario non è ancora realtà, è un rischio potenziale. E proprio perché è potenziale, il mercato sta iniziando a prezzarlo in anticipo, comprimendo il valore dell’azione e innescando nervosismo tra gli azionisti più deboli. 😬
Che cos’è il NAV e perché oggi Strategy quota “a sconto” sui suoi Bitcoin 🧮
Per valutare se stiamo pagando “troppo” o “troppo poco” un’azione come Strategy rispetto ai Bitcoin in pancia, si usa spesso il NAV, Net Asset Value, cioè il patrimonio netto per azione. In parole semplici:
Quanto valgono i Bitcoin di Strategy (più il resto degli asset) diviso per il numero di azioni? Quello è il valore teorico di una singola azione, se il mercato la valutasse solo per la sua cassaforte di satoshi. 🧱
Quello che interessa agli investitori è il multiplo NAV, cioè il rapporto tra:
- la capitalizzazione di mercato dell’azienda (quanto vale il titolo in Borsa);
- il valore di mercato dei Bitcoin detenuti (più eventualmente altri asset rilevanti).
Storicamente, Strategy ha quasi sempre scambiato a premio rispetto ai suoi Bitcoin: gli investitori pagavano qualcosa in più per avere, oltre all’esposizione a Bitcoin, anche la “macchina” di Saylor che usa la leva finanziaria per accumulare sempre più satoshi per azione. 💹
Negli ultimi mesi però il multiplo si è compresso fino a scendere in area 1x, cioè molto vicino al punto in cui il mercato sta valutando Strategy quasi solo come contenitore di Bitcoin, senza riconoscerle un premio significativo. In alcune giornate di particolare pessimismo si è addirittura andati sotto 1x, ossia:
compri un’azione Strategy pagando meno dei Bitcoin che quella stessa azione rappresenta. Questo è ciò che si intende quando si dice che il titolo è “a sconto” sui suoi satoshi. 🔍
Un’analisi approfondita di questa situazione è stata pubblicata anche in italiano, mostrando come, ai prezzi attuali, Strategy resti solvente e in grado di onorare il debito anche in scenari di Bitcoin a 25.000 $, pur con varie condizioni da rispettare. Puoi approfondire questi calcoli su questa analisi dedicata. 📊
Bitcoin per azione e Bitcoin yield: come cresce il “peso” dei satoshi 📈
Un altro modo per leggere la salute di Strategy è osservare quanti satoshi per azione detiene. Il calcolo è lineare:
- si prende il numero totale di Bitcoin in tesoreria;
- lo si divide per il numero di azioni in circolazione;
- si ottiene così quanti satoshi “coprono” idealmente ciascuna azione.
Nel tempo, nonostante le continue emissioni di nuove azioni per raccogliere capitale, il numero di satoshi per azione è cresciuto. Questo significa che, nel complesso, Strategy quasi sempre è riuscita a usare il premio di mercato e il debito per aumentare la densità di Bitcoin per singola azione. 📈
Da qui nasce anche il concetto di Bitcoin yield, cioè l’incremento percentuale di satoshi per azione su base annua. Quando Saylor comunica di aver raggiunto, ad esempio, un BTC yield del 19–20% anno su anno, significa che ogni azione rappresenta ora il 19–20% di satoshi in più rispetto all’anno precedente. In anni positivi questa metrica è stata molto robusta, confermando che la “macchina” Strategy funziona fintanto che il mercato le consente di raccogliere capitale a condizioni favorevoli. ⚙️
Debito, obbligazioni convertibili e scadenze: dove si nasconde il vero rischio 💣
L’altra gamba della strategia di accumulo di Strategy è il debito: l’azienda ha emesso varie obbligazioni, in larga parte convertibili. In sintesi, dice agli investitori:
- “Datemi oggi dei soldi a tassi relativamente bassi”;
- “In cambio, o vi pago piccole cedole e vi restituisco il capitale alla scadenza, oppure – se il prezzo delle azioni sale abbastanza – potete convertire il debito in azioni, acquistandole di fatto a sconto rispetto al mercato”.
Per Strategy è una mossa eleggibile come geniale: se le azioni continuano a salire, il debito non deve mai essere rimborsato in cash ma solo in nuove azioni, che l’azienda può emettere virtualmente a costo zero. Ma se il prezzo del titolo non sale (o peggio, scende), la società si ritrova con l’obbligo di restituire dollari veri a scadenze precise. 💵
Ad oggi il debito complessivo accumulato si aggira intorno agli 8,2 miliardi di dollari, con scadenze principali concentrate tra il 2027 e il 2032. Il punto critico è duplice:
- se le azioni Strategy saliranno abbastanza, gran parte di questo debito potrà essere convertito in equity, riducendo drasticamente il fabbisogno di cassa;
- se invece il titolo resterà depresso e Bitcoin non darà una mano, Strategy dovrà fare fronte al rimborso cash, verosimilmente vendendo una parte dei propri Bitcoin o emettendo altro debito/capitale a condizioni meno favorevoli.
In uno scenario estremo di prezzi bassi di Bitcoin e difficoltà di accesso ai mercati dei capitali, la pressione sul bilancio potrebbe diventare enorme, fino a innescare una spirale della morte: vendite di Bitcoin che abbassano il prezzo, che riducono ulteriormente il valore di bilancio, costringendo a nuove vendite, e così via. ⚰️
La componente software: piccolo scudo regolamentare (ma non basta) 🛡️
Spesso ci si dimentica che Strategy continua ad avere un business software tradizionale. Questa attività genera ancora circa 500 milioni di dollari l’anno di ricavi, con flussi di cassa che vengono in parte utilizzati per:
- coprire spese operative e una parte degli interessi sul debito;
- dimostrare ai regolatori e ai provider di indici che non si tratta “solo” di una scatola che accumula Bitcoin, ma di una vera azienda con prodotti, servizi e dipendenti.
Dal punto di vista dell’alta finanza, questa componente è servita come “foglia di fico regolamentare” per giustificare l’inclusione negli indici, soprattutto in una fase in cui tenere in bilancio grandi quantità di asset digitali era ancora visto con sospetto. 📑
Tuttavia, man mano che i criteri di MSCI e degli altri index provider si irrigidiscono, questo scudo potrebbe non bastare più. Se la regola diventa matematica – oltre una certa percentuale di tesoreria in Bitcoin sei fuori – la natura del business software conta fino a un certo punto. Ed è precisamente quello che il report JP Morgan ha ipotizzato, provocando il panico che vediamo riflesso nel prezzo delle azioni. 😟
Strategia “go big or go home”: i due scenari estremi 🔀
La strategia di Strategy può essere riassunta in uno slogan brutale: “go big or go home”. Non esiste un sentiero di mezzo tranquillo. Possiamo sintetizzare due scenari principali:
- Scenario positivo (Bitcoin continua a salire) 🟢
Bitcoin attraversa cicli di volatilità anche profonda, ma nel medio-lungo periodo continua a fare nuovi massimi. In questo contesto:- il valore dei Bitcoin in pancia a Strategy cresce più velocemente del debito;
- il mercato torna a riconoscere un premio all’azione rispetto al NAV;
- molte obbligazioni vengono convertite in azioni, riducendo il fabbisogno di cash;
- anche se MSCI dovesse escluderla, nuovi investitori più aggressivi potrebbero subentrare, attratti dallo “sconto” e dalla leva implicita sul prezzo di Bitcoin.
In questo scenario, Strategy resta o diventa ancora di più la balena corporate di riferimento, con un effetto di trascinamento psicologico e finanziario sull’intero ecosistema Bitcoin. 🚀
- Scenario negativo (Bitcoin scende a lungo o resta debole) 🔴
Bitcoin entra in una fase ribassista prolungata, non necessariamente a zero, ma abbastanza lunga e profonda da:- ridurre drasticamente il valore della tesoreria in satoshi di Strategy;
- mettere in dubbio la capacità dell’azienda di rifinanziare il debito alle stesse condizioni;
- rendere economicamente doloroso (ma forse inevitabile) vendere Bitcoin per ripagare i bond in scadenza;
- eventualmente scatenare la spirale della morte: più Bitcoin vende, più il prezzo cala, più deve vendere ancora.
In questo caso, l’azienda potrebbe andare incontro a una ristrutturazione pesante o, nel peggiore dei casi, al fallimento, con un impatto significativo sul sentiment di mercato, almeno nel breve periodo. ⚠️
In mezzo ci sono molte sfumature, ma il cuore è questo: Strategy è una scommessa a leva sul successo di Bitcoin nel lungo periodo. Chi compra le sue azioni sta implicitamente accettando questa dinamica binaria. 🎲
È davvero “un’occasione irripetibile”? Cosa significa comprare Strategy a sconto 🏷️
Arriviamo al punto che oggi scalda di più la community: con Strategy in calo di circa il 40% da inizio anno e con il multiplo NAV vicino a 1 (o sotto), molti guardano al titolo come a un’opportunità di entrare a grande sconto rispetto al valore dei Bitcoin detenuti. In pratica:
- se credi che Bitcoin salirà;
- se credi che Strategy sopravvivrà a eventuali esclusioni dagli indici;
- se credi che Saylor riuscirà a gestire il debito e a evitare la spirale della morte,
allora la situazione attuale potrebbe essere vista come una sorta di “vendita promozionale” di satoshi a prezzo ribassato via mercato azionario. 🛒
Dall’altro lato, è fondamentale capire che:
- Strategy è molto più rischiosa di un acquisto diretto di Bitcoin in self custody;
- è soggetta a rischio aziendale (debito, management, concorrenza, regolamentazione, decisioni degli indici) oltre al rischio prezzo di Bitcoin;
- in caso di scenario negativo, le perdite sull’azione possono essere profondamente superiori a quelle di Bitcoin stesso, proprio per via della leva implicita.
Definirla “occasione irripetibile” ha senso solo dal punto di vista di chi è pienamente consapevole di questi rischi e li accetta consapevolmente come parte del gioco. 🎯
Per chi può comprare direttamente Bitcoin: il ruolo di app Bitcoin-only 🔐
Un aspetto spesso sottovalutato: molti investitori retail non hanno bisogno di passare da Strategy per esporsi a Bitcoin. Il vero vantaggio competitivo del titolo esisteva (ed esiste ancora in parte) per chi non può detenere Bitcoin direttamente, come alcuni fondi istituzionali vincolati da policy interne. Ma per una persona comune, la soluzione più lineare è spesso quella di:
comprare Bitcoin e detenerlo in self custody, con la propria chiave privata. 🔑
Negli ultimi anni sono nate diverse applicazioni Bitcoin-only che puntano proprio su questo: semplicità di acquisto, nessuna esposizione a shitcoin, e soprattutto custodia diretta da parte dell’utente. Relai, per esempio, è un’app svizzera che permette di comprare e vendere Bitcoin fornendo al tempo stesso un wallet self custodial: al momento della configurazione vengono generate 12 parole – la seed phrase – che sono solo dell’utente. Ciò significa che, anche se l’azienda dovesse fallire, i Bitcoin restano comunque di chi li detiene in chiaro controllo chiave. 🔒
Per chi può muoversi liberamente sul mercato, la soluzione più coerente con la filosofia Bitcoin resta quella di accumulare satoshi direttamente, senza intermediari azionari, usando strumenti semplici e pensati proprio per ridurre la complessità tecnica. Strategy, in questo senso, è un giocattolo per l’alta finanza, non un sostituto della self custody. 🧱
Cosa guardare nei prossimi mesi: segnali da monitorare 👀
Per chi vuole seguire il caso Strategy con attenzione (che si possiedano azioni o meno), ci sono alcuni indicatori chiave da monitorare nei prossimi trimestri:
- Decisioni di MSCI e degli altri index provider:
la data del 15 gennaio 2026 è un punto di riferimento, ma potrebbero arrivare segnali anche prima (consultazioni pubbliche, draft di nuove regole, commenti degli analisti). - Multiplo NAV:
se torna stabilmente sopra 1,5–2x, significa che il mercato è disposto a riconoscere un premio importante; se resta in area 1 o sotto, il messaggio è: “per noi Strategy è quasi solo Bitcoin con rischio extra non compensato”. - Andamento del debito convertibile:
conta capire quanta parte del debito è verosimile che venga effettivamente convertita in azioni e quanta invece rischia di rimanere cash da restituire a scadenza. - Flussi in entrata e uscita dagli ETF su Bitcoin:
più gli ETF spot assorbono la domanda istituzionale di esposizione a Bitcoin, meno unico diventa il ruolo di Strategy come proxy quotato. - Qualità del business software:
nonostante il peso ridotto a bilancio rispetto ai Bitcoin, questa componente rimane importante sia per la narrativa regolamentare che per la capacità di generare cassa “fiat” con cui pagare interessi e spese operative.
Osservando questi elementi insieme al prezzo di Bitcoin è possibile farsi un’idea più lucida su dove si stia muovendo la nave Strategy. ⛵
Conclusione: Bitcoin sovrano, Strategy altamente speculativa 🧭
In definitiva, Strategy è un esperimento estremo di finanza aziendale iper-bitcoinizzata. Ha dimostrato che è possibile usare il mercato azionario e il debito tradizionale per spostare enormi quantità di capitale verso Bitcoin, trasformandosi nella più grande balena corporate dell’ecosistema. Allo stesso tempo, ha concentrato su di sé tutti i rischi del mondo fiat: regolamentazione, indici, banche d’affari, debito, sentiment degli investitori istituzionali. ⚖️
Per chi studia Bitcoin, il caso Strategy è una lente perfetta per osservare come reagisce il sistema finanziario tradizionale quando un’azienda quotata decide di uscire dal ruolo di “brava allieva” e trasformarsi in una vera trojan horse di Bitcoin dentro Wall Street. Per chi investe, invece, è fondamentale riconoscere la differenza tra:
- Bitcoin in self custody: asset privo di rischio controparte, non censurabile, scaricato su un protocollo neutrale;
- azioni Strategy: strumento altamente speculativo, a leva sul prezzo di Bitcoin, esposto a regole, banche, indici e debito.
Se si crede che Bitcoin continuerà a imporsi come riserva di valore globale, Strategy potrebbe continuare a cavalcare questo trend e, in fasi di panico, offrire punti di ingresso molto interessanti. Se invece si ipotizza un mondo in cui Bitcoin smette di salire o viene intrappolato da norme ostili, allora Strategy è probabilmente l’ultima azienda in cui cercare rifugio. 🧨
Comprendere bene questo quadro non è solo utile per decidere se comprare o meno un’azione: è essenziale per capire come Bitcoin sta forzando il sistema finanziario tradizionale a mostrare le sue fragilità. E, soprattutto, per ricordarsi che, al netto di ogni giochetto di alta finanza, l’unica vera alternativa sovrana resta sempre la stessa: accumulare satoshi, custodirli in autonomia e pensare in decenni, non in trimestri. 🧡



