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Francia contro il “passporting” crypto: scontro aperto sulle regole europee

Tempo di lettura: 2 minuti

Francia contro il “passporting” delle criptovalute: tensioni in ambito UE

Il 15 settembre 2025 la Francia ha acceso i riflettori sul futuro del mercato delle criptovalute in Europa 🪙, aprendo uno scontro con implicazioni significative per la regolamentazione del settore. Al centro del dibattito c’è il meccanismo del “passporting”, previsto dal regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), ideato per creare un mercato unico e armonizzato per gli asset digitali nell’Unione Europea.

Cos’è il “passporting” crypto?

Con l’entrata in vigore del regolamento MiCA, le imprese attive nel settore cripto possono ottenere una licenza in uno Stato membro dell’UE e operare poi liberamente in tutti gli altri paesi dell’Unione 🇪🇺. Questo approccio è pensato per eliminare barriere burocratiche e favorire una concorrenza leale, rendendo l’Europa un terreno fertile per l’innovazione tecnologica e finanziaria.

Tuttavia, la Francia ha sollevato perplessità importanti. L’AMF, l’autorità di vigilanza finanziaria francese, teme che il sistema possa incentivare il cosiddetto regulatory shopping: ovvero, aziende che si radicano nei paesi con requisiti di vigilanza meno severi per poi muoversi liberamente nel mercato europeo.

La posizione della Francia: rigore prima di tutto

Marie-Anne Barbat-Layani, presidente dell’AMF, ha dichiarato che la Francia potrebbe addirittura decidere di bloccare l’ingresso sul proprio mercato a società cripto che, pur autorizzate in altri Stati membri, non rispettino criteri di vigilanza considerati adeguati. Una presa di posizione netta, che mette in discussione uno dei principi fondanti del mercato unico europeo 🤔.

Questa scelta potrebbe aprire un precedente pericoloso, generando frammentazione e incertezza. Se altri paesi adottassero la stessa linea, verrebbe meno l’unità normativa su cui si basa l’intero progetto MiCA.

Il ruolo dell’ESMA: una supervisione più forte?

Francia, Italia e Austria stanno spingendo per un’altra riforma chiave: affidare all’ESMA (l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) il compito di vigilare direttamente sulle principali piattaforme e società crypto che operano nell’Unione. Secondo i sostenitori, questa soluzione permetterebbe di avere regole uniformi e controlli efficaci a livello europeo 🔍.

Tuttavia, non tutti gli Stati membri sono d’accordo. Alcuni temono che il passaggio di poteri all’ESMA si traduca in una perdita di autonomia nazionale sulle politiche regolatorie e fiscali, complicando così l’attuazione pratica di questa proposta.

Criptovalute e regolamentazione: equilibrio delicato

Lo scontro sul passporting e sulla supervisione non è solo una questione tecnica. In gioco c’è la credibilità del sistema europeo nel mondo delle criptovalute. Da un lato, servono regole certe per tutelare i risparmiatori e garantire stabilità; dall’altro, occorre evitare che una normativa troppo rigida penalizzi l’innovazione e spinga talenti e capitali verso altri mercati 🌍.

Come evolverà questo dibattito? Molto dipenderà dalla capacità dei paesi membri di trovare un compromesso che salvaguardi la coerenza del mercato unico, pur rispettando le specificità nazionali. Una sfida complessa, ma decisiva per il futuro della finanza digitale europea.